Mastoplastica additiva: la guida all'intervento di aumento del seno
Un seno considerato troppo piccolo, svuotato dopo l'allattamento o semplicemente il desiderio di una forma più piena e femminile: sono queste le motivazioni che possono indurre una donna a considerare un intervento di mastoplastica additiva, ovvero un aumento di volume del seno mediante l'inserimento di protesi. Ad oggi, rappresenta sicuramente uno degli interventi di chirurgia estetica maggiormente praticati.
Uno degli aspetti fondamentali dell'intervento è la scelta del punto di accesso per l'inserimento delle protesi. Esistono diverse opzioni, ognuna con le sue caratteristiche.
Le vie d'accesso: dove viene inserita la protesi?
La protesi mammaria può essere inserita attraverso sottili incisioni praticate in diverse aree. La scelta dipende dalla fisionomia della paziente e dalla preferenza del chirurgo.
- Incisione dal solco sottomammario: È la tecnica che personalmente preferisco. Questo approccio ha il grande vantaggio di mantenere e conservare l'integrità della ghiandola mammaria, senza danneggiarla minimamente. Inoltre, la cicatrice residua rimane ben nascosta nella naturale piega del seno, risultando poco visibile.
- Incisione periareolare: Prevede un'incisione lungo il bordo inferiore dell'areola. Si tratta di una tecnica più invasiva e potenzialmente più traumatica per il tessuto ghiandolare.
- Incisione dal cavo ascellare: È un'opzione che non utilizzo, poiché la mia esperienza mostra che può procurare nella paziente maggiori ematomi e aumentare il rischio di un errato posizionamento delle protesi.
In ogni caso, è importante sottolineare che lo sviluppo di tecniche avanzate, come quelle endoscopiche, ha reso le procedure di mastoplastica additiva sempre più efficaci e sicure, garantendo risultati ottimali e un recupero più rapido.